GIAMPIERO MONTANARI / pittore e scultore
Lo studio

Lo Studio

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C’era da perdersi tra le cose dello studio, per cui ci chiedemmo come l’artista fosse riuscito a dare un ordine logico a un simile ammasso di elementi, a un insieme così variegato da far concorrenza al più arruffato dei rigattieri. Molti oggetti sono frutto di incursioni in mercati dell’usato. Montanari passa molte ore tra fonografi e chiavistelli, tra ferri da stiro e strumenti musicali, tra libri e lanterne. L’interesse maggiore lo rivolge alle cornici, che adatta alle proprie tele. Raccoglie anche stampe dai bordi infradiciati e vecchi testi tra cui un codice di diritto civile austriaco dell’Ottocento stampato per il governo di Venezia. Trovarsi nell’ordinata dispersione di un mercatino delle pulci significa viaggiare in territori prediletti, quelli del ricordo. Un giorno, a Savigno, individuò alcuni album con annotazioni di fanciulle, libretti impreziositi da disegni e fiori secchi, diari dove le giovani donne registravano emozioni e sospirati amori. Sono quaderni che di tanto in tanto l’artista sfila da cumuli di cose per rievocare momenti legati a un tempo che non ha conosciuto, ma che immagina leggendo una frase, un nome, o accarezzando un fiore conservato tra i fogli, romantico archivio di chissà chi. Poesie, è intitolato con inchiostro di china sulla copertina uno di questi libretti. Attorno alla scritta figura un disegno acquarellato con fiori dai colori tenui e un uccelletto su un ramo. Si comincia con una pagina datata 29 luglio 1890: una grafia da bella copia riconduce a una romanza dal titolo Pensa…. Gli accenti sono languorosi, e come i toni del crepuscolo le parole si leggono appena: “…Quando insieme all’alitar del vento / l’ultima nota udrai del mio dolor / pensa fanciulla, al mio tormento / pensa quando piango il mio perduto amor”. Poesie e dediche si succedono intercalate a fiori e foglie quasi a dar maggiore sostanza lirica alle espressioni. Suggella una pagina una foglia d’edera unita a una dedica. “Nel tuo bell’albo rosa di fanciulla / tra i lieti auguri, i baci ed i sorrisi / di mille vaghi fiori / dai più gentili odori / questa foglia che mai si discolora / per trascorre d’anni o di venture / ti parli dell’amore…”.