GIAMPIERO MONTANARI / pittore e scultore

Sono nato a Bologna in via Castiglione. Qualche anno dopo il mio arrivo, la mia famiglia si trasferisce a San Giovanni in Persiceto dove mio padre, tornato dalla guerra, inizia una piccola attività alternando la costruzione di attrezzi agricoli a ferri battuti con la fucina.
La mia infanzia è trascorsa con la spensieratezza e la grande libertà che nei piccoli paesi è concessa ai ragazzi; tra gli insegnamenti di mia madre, dell’indimenticabile maestro Scagliarini e quelli di mio padre, che voleva imparassi un mestiere, ho presto sentito la necessità di uscire dalla quotidianità , dai giorni sempre uguali.
Il mio interesse per l’arte è nato proprio nella bottega paterna, dove senza capire perché ero attratto dalla bellezza di fregi in rame o in ferro e dalle sculture in legno di certi carri agricoli di inizio secolo. Mi ricordo che i particolari più belli li nascondevo e ancora oggi ne custodisco gelosamente alcuni.
Da adolescente mi sono ancora più avvicinato all’arte nelle occasioni delle feste di carnevale in cui le società , con i caratteristici carri allegorici allestiti da bravi Artisti dell’Accademia, concorrevano ai prestigiosi premi messi in palio. In questa maniera ho potuto conoscere e ammirare il professor Quinto Ghermandi che nell’occasione modellò, per la società Il treno, due bellissimi cavalli, e ricordo la mia amarezza quando il carro non fu premiato.
Quei giorni però in cui assistevo con mio padre alla loro creazione furono per me un’inconsapevole premonizione di quello che sarebbe stata la mia vita. Ho conosciuto, sempre in queste occasioni, altri bravi artisti, l’amico professor Mario Martinelli, che ricordo con affetto, il professor Emilio Contini, il pittore e decoratore Ettore Quaquarelli e in particolare l’eclettico professor Pirro Cuniberti, che con le sue invenzioni (stranissime per me bambino, oggi direi futuristiche), mi lasciava immaginare mondi alla Giulio Verne, dove la fantasia dà spazio alla creatività .
Me ne ricordo perché la società dove lui prestava la sua opera si chiamava La Cucaracha ed era vicino alla mia casa di via Bologna, divisa solo dal canale Muncinello, poco più di un fosso, che allora mi sembrava un grande fiume.
Erano anni dove nei paesi i ragazzi avevano l’insistente necessità di conoscere cosa proponeva il mondo di fuori. Gli incontri al bar nei lunghi e nebbiosi inverni della bassa ad ascoltare le storie dei più grandi, o i sogni che facevamo io e i miei amici Bruno Tittarelli e Gianni Cazzola, quando si andava al cinema a vedere certi film americani dove tutto sembrava così nuovo e allo stesso tempo così lontano.
Ricordo che in estate vi erano due cinema all’aperto e i loro nomi destavano in noi un grande fascino e la voglia di evadere; uno si chiamava Taverna Rossa e l’altro Arena Azzurra. L’amore per la musica, la pittura e la scultura lo devo anche al cinema.
A diciassette anni mi sono avventurato, sotto la temporanea tutela di un architetto amico di mio padre, in giro per l’Italia come suo assistente in vari cantieri di avveniristiche costruzioni metalliche. Questo mi ha permesso di mantenermi, di fare molte conoscenze nel campo dell’arte e di visitare nuovi paesi. Cito in particolare un lungo periodo trascorso in Sicilia negli anni Sessanta, dove ho potuto ammirare le bellezze della Magna Grecia, i bellissimi arabeschi orientali e le ceramiche di Caltagirone, che mi hanno affascinato. Durante questo mio peregrinare, un giorno in un bar di Nettuno, nel litorale laziale, ho incontrato l’amico d’infanzia Gianni Cazzola, che ha sempre amato la batteria e il jazz, e abbiamo ricordato i nostri sogni di ragazzi. Lui si era realizzato, suonava già in un complesso di grandi artisti come Basso, Valdambrini, Chet Baker e Gerry Mulligan. Ci siamo abbracciati e dopo trenta anni ci siamo salutati con lo stesso entusiasmo di una volta. Il nostro amico Bruno Tittarelli invece si è laureato e poi è andato all’estero, non l’abbiamo più visto ma sicuramente quando guarda un vecchio film americano si ricorderà di noi.
Al compimento del mio ventunesimo anno, sono tornato al paese per poi ripartire immediatamente nel Corpo dei Bersaglieri a Roma (poteva capitarmi di meglio?). Al mio ritorno ho ripreso gli studi: mi sono diplomato all’istituto d’arte e ho frequentato l’accademia. Ho viaggiato molto all’estero: Irlanda, Spagna, Gran Bretagna, Francia in particolare, dove mi reco ancora frequentemente e dove tanti anni fa ho conosciuto Claude Marin, un bravo artista che mi ha insegnato i segreti della pittura all’aperto parlandomi dei grandi impressionisti francesi.
Nelle mie prime apparizioni di gruppo ho avuto la fortuna di conoscere e di avere la stima di Giovanni Romagnoli, Alessandro Cervellati (il primo che mi ha premiato con una medaglia d’argento), Gino Marzocchi, Giulio Fiori e Irnerio Patrizi, che mi ha onorato della sua amicizia presentando alcune mie personali; poi il mio maestro e amico, lo scultore Cesarino Vincenzi con il quale ho condiviso lo studio di via Marsili per alcuni meravigliosi anni, e al quale dedico un ringraziamento particolare.
Sono annoverato come Socio Artista nell'associzione "Francesco Francia", la più antica associazione per le arti bolognese.